"Piuttosto morire per mantenere una parola

che morire da traditore!"


giovedì


"Noi ti vendicheremo, 

Ugo Venturini,


ma ti vendicheremo cristianamente,

come vuole il nostro spirito

e la nostra tradizione,

ricordarti sempre come un esempio,

battendoci come te,

propagandando la nostra fede,

affermando la nostra idea,

per il trionfo della giustizia sociale,

per la libertà vera degli italiani."
 
   Almirante ai funerali -5 maggio 1970-

Il clima ostile, nei confronti del leader del Movimento Sociale Italiano, Giorgio Almirante, per il suo  comizio in Piazza Verdi a Genova, fu avvertito già da qualche giorno. Due sere prima, durante la programmazione del telegiornale della Rai, una radio pirata Gap, incitava la popolazione ligure a scendere in piazza e a opporsi al comizio. Tutta la sinistra fu mobilitata, in primis, i famigerati “camalli”, scaricatori di porto e braccio armato del Partito Comunista, famosi per aver impedito il sesto congresso del Msi nel luglio 1960. Dopo pochi minuti dall’inizio del comizio, i primi scontri con la polizia. Un folto gruppo di extraparlamentari colsero di sorpresa il servizio d’ordine dei giovani missini aggirandolo alle spalle e iniziando un fitto lancio di oggetti. Sul selciato caddero due giovani, il diciannovenne Carlo Marazzia, meno grave,  e il trentaduenne Ugo Venturini, in condizioni disperate. Venturini, colpito alla testa da una bottiglia piena di terriccio, fu sottoposto ad un intervento chirurgico ma sopravvenute complicazioni per infezione da tetano lo portarono alla morte il 1° maggio 1970.  Militante del Movimento Sociale Italiano, dirigente dei Volontari Nazionali, sindacalista della Cisnal e operaio edile di professione, Ugo Venturini, fu uno dei protagonisti della famosa spedizione nella città universitaria della Sapienza a Roma il 16 marzo 1968 organizzata dal Msi contro  gli studenti di sinistra che occupavano la facoltà di Lettere.
Braccia tese ai funerali, gagliardetti, camicie brune dei volontari nazionali con la fascia nera al braccio, giovani avanguardisti con croce celtica sulla maglietta nera e il tricolore in mano. Ovviamente il “Presente” e subito dopo il discorso di Almirante. Le indagini della magistratura non portarono a nessun risultato. Fu visionato, dalla Questura di Genova, anche un filmino amatoriale girato in quella occasione da Miro Taccini, consigliere comunale del Msi, con l’intendo di trovare il colpevole. Purtroppo fu  ripreso solo il contesto generale del comizio senza alcun particolare utile per le indagini. E tutto finì nel dimenticatoio.
Descrizione dell’attentato
Genova 18 aprile 1970, il segretario nazionale del Movimento Sociale Italiano, Giorgio Almirante deve parlare in piazza Verdi.
Da settimane la stampa “democratica” ed antifascista ha soffiato sul fuoco. La sinistra, dagli extraparlamentari ai socialdemocratici si mobilita per impedire ad Almirante di salire sul palco. 
A sua volta anche i missini si mobilitano; il comizio di Almirante a Genova è un po’ il simbolo dell’orgoglio, del coraggio, della voglia di non farsi sopraffare. 

In piazza è scontro, le forze dell’ordine allontanano i socialcomunisti, che a pochi metri dal comizio urlano il loro odio. Il comizio inizia, ma improvvisamente arrivano i famigerati camalli (scaricatori di porto), braccio armato del partito comunista, armati degli uncini di ferro utilizzati per scaricare il cotone dalle navi mercantili. Camalli che nel
1960 impedirono nel sangue il congresso del M.S.I.., il loro obbiettivo è il palco e gli esecrabili dirigenti locali e nazionali. La loro carica fa vacillare le fila della Polizia, i sovversivi arrivano da dietro sotto al palco. I militanti fascisti non scappano, si stringono a fare scudo. Dalle file comunista vola di tutto: bastoni, bottiglie, sassi. 
Ugo Venturini si trova alle spalle di Giorgio Almirante per proteggerlo, viene raggiunto da un sasso sulla testa e cade sul selciato agonizzante, morirà il 1° giorno del messe avvenire. 

UGO VENTURINI SUL LETTO DI MORTE

I FUNERALI

Genova, 18 aprile 1970, comizio di Giorgio Almirante. Come al solito, come 
sempre in quegli anni, è clima di scontro. La sinistra in tutte le sue componenti è mobilitata: dai famigerati camalli, gli scaricatori di porto, braccio armato del partito comunista, già famosi per aver impedito nel sangue il congresso del MSI del 1960, fino all'ultimo consigliere comunale socialdemocratico; tutti sono pronti ad impedire al leader missino di parlare in piazza Verdi. A sua volta anche la destra si mobilita; il comizio di Almirante è un po' il simbolo dell'orgoglio, del coraggio, della voglia di non farsi sopraffare. In piazza è scontro, la polizia separa i
contendenti. Il comizio inizia, ma improvvisamente una carica dei camalli fa vacillare le fila delle Forze dell'ordine e i rossi arrivano da dietro fin sotto al palco. I militanti missini si stringono a fare scudo. Dalle file dei rossi vola di tutto: bastoni, bottiglie, sassi. E sarà un sasso a colpire alla testa Ugo Venturini, 32 anni, sposato e padre di un bambino, dirigente dei Volontari nazionali di Genova, che si trova ai piedi del palco, alle spalle di Almirante, per proteggerlo. Durante gli scontri rimane ferito anche il giovane missino Carlo Marazzia di 19 anni.
Ugo Venturini morirà il primo maggio, giornata simbolo per un operaio come lui, sindacalista della Cisnal. Da quel giorno e fino al suo scioglimento, nel 1974, il Gruppo dei Volontari nazionali prenderà il suo nome.



SECOLO D' ITALIA

"STAMPA SERA" 3 MAGGIO 1970

"STAMPA SERA"

CORRIERE DELLA SERA 19 APRILE 1970




18 APRILE 1970, GENOVA

Sui muri della città, fin da qualche giorno, in previsione di detto comizio, apparvero scritte minacciose: “Fascisti morirete. Almirante non uscirai vivo da Genova”…una radio pirata si inserì nella normale programmazione della RAI per rinnovare l’appello…tutto lasciava pensare ad un nuovo 1960.

Ecco come Pier Luigi Gatto, all’epoca segretario provinciale del MSI ricorderà lo svolgimento dei fatti:

“In piazza c’erano duemila persone. E tanta polizia. Improvvisamente abbiamo assistito ad un lancio di pietre e bottiglie….Il palco era sistemato con le spalle rivolte alla stazione Brignole. Almirante parlava rivolto a piazza della Vittoria. Il comizio era già iniziato da un po’, quando hanno iniziato a lanciare di tutto. Sulla piazza aleggiava un’atmosfera di guerra. Ad un certo punto, ho visto qualcuno cadere colpito. Almirante ha continuato a parlare. Ho visto che quel poveretto aveva una ferita profonda alla testa. Morirà due settimane dopo, di tetano. Potevano salvarlo. Conoscevo Ugo Venturini: era uno dei nostri giovani; militava nel partito da un po’ d’anni, sei o sette. Faceva l’operaio, anche i suoi erano gente di estrazione semplice. Ricordo i funerali, in via XX settembre, con Almirante. Una pagina dolorosissima per tutti noi”

Sarà il primo caduto di una lunga stagione…Almirante sentirà sempre di avere un debito verso quel giovanottone, sposato con un figlio, che alterna l’attivismo di Partito al volontariato nella Croce Rossa cittadina….terrà con sé a casa per oltre un anno l’orfano, Walter, si farà liquidare la pensione maturata dalla Camera e comprerà una casa a Genova alla vedova, attiverà le strutture locali del partito per trovare un posto di lavoro al ragazzo, quando sarà il momento…ma la maledizione di quel 18 aprile peserà: la vedova Rita si suiciderà, Walter, con problemi di droga, finirà nella piccola delinquenza…

Nell’immediatezza dei fatti, parte –anche qui inaugurando una consuetudine che diventerà normalità- la disinformazione…..inizia il Secolo XIX:

“Un gruppo sparuto di missini, con caschi e bastoni, ha anche tentato di formare un corteo che non era stato autorizzato. I giovani estremisti sono riusciti a filtrare   tra i massicci schieramenti di agenti e carabinieri, ma sono stati bloccati all’imbocco di via XX Settembre. Uno dei missini si è disfatto di una piccola pistola, un altro di una grossa catena di ferro, quando gli agenti hanno iniziato la carica. Entrambi, però, sono riusciti a fuggire. Poco prima, lo stesso gruppetto di fascisti aveva aggredito alcuni giovani isolati di estrema sinistra”

Tutto falso, ma perfettamente “in linea” con la tesi degli “opposti estremismi”…di più fa l’Unità, che arriva a ventilare la tesi di un “regolamento di conti” all’interno della comunità missina….a rivendicare la “giustezza” dell’atto resta solo Lotta Continua di Adriano Sofri…così andavano le cose allora…ma quando occorre, la sceneggiata si ripete ancora, più di 50 anni dopo.

COMMEMORAZIONE